Il recupero dell’Anima

Il primo, la prima, fu creato, fu creata, androgino-a: maschio e femmina.
Forse, un desiderio di Amore ha prodotto la differenziazione: il desiderio di darsi e riceversi, offrirsi, condividersi, compenetrarsi, esprimersi nel piacere dell’incontro.
Nella dualità è l’atto creativo, l’unione erotica, il morire l’uno nell’altro, il nutrirsi l’uno dell’altro, per dare, ricreare, rigenerare incessantemente nuova vita.
Così, ecco Adamo e Lilith, fatti della stessa sostanza, sostanza di sogno, diversi e non separati. Il maschile e il femminile, il lingam e la yoni, Shiva e Shakti, Cristo e Sofia. Complementari, capaci di unirsi e generare.

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Che cosa è successo? Forse un rifiuto, forse la paura: hanno litigato per il potere, per chi comanda, per chi sta sopra e chi sotto, per chi dirige, per chi ha ragione. Non si tratta, qui, dell’antico divario fra uomo e donna: la questione del mito è ben più profonda. In quel primo essere la ragione, attraverso l’imposizione sulla natura, il controllo, la prevaricazione, si è separata dall’anima.
Lilith è fuggita, relegata nell’Ombra, nell’inconscio, nel Regno di Ade. Lilith, che urla attraverso la rabbia, le emozioni distruttive, gli incubi e i sogni, i tentativi manipolatori, i disordini sessuali, è allora quella “strega cattiva” che incanta, maledice, tiene sotto incantesimo.

Che si tratti di Lilith o di Eva, è pur sempre una tragedia di eros e di sesso che si consuma nella Genesi. E’ la totalità libidinale di sé che l’uomo ha giocato per la prima volta (..) e ciò divenne tabù.

La caduta è avvenuta ben prima di Eva, che ha richiamato il serpente mangiando la mela. La corruzione è avvenuta quando ci siamo separati dalla natura, dall’Anima. Quando ci siamo imposti e resi padroni. Quando abbiamo scelto il controllo, la ragione, la mente, bloccando l’accesso all’energia sessuale, creando il peccato, allontanandoci dalla nostra natura innocente.

(..) la scoperta di Lilith (..) è una sola esperienza psicologica di approccio dove potremmo vederci la condensazione di due esperienze: la prima – la conoscenza carnale- cade sotto censura e viene rimossa – la seconda invece esprime l’accettazione dell’immagine buona, esterna (..), quella che è più gradita al padre e alla legge, ma che sarà, anche questa, inesorabilmente fonte di peccato.

Anima continua a chiamare.
La società patriarcale, il maschilismo, la violenza, sono simbolo di questo accadimento interiore, che non vede esenti ne uomini ne donne. Il mito è originario, non parla di categorie sessuali; parla di e ad ognuno di noi.
Fermarsi alla lotta, allo scontro, al conflitto fra i sessi è perpetuare questo stato di cose, il riflesso di un conflitto insito in ogni essere umano, di un bisogno di ritornare alla forza, all’integrità, all’invisibile, all’Anima Mundi, senza cui siamo depotenziati.

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Contattare Lilith è non avere paura di confrontarsi con i demoni che abbiamo creato separandoci dall’unità originaria; è riconoscere in noi il dolore di questa perdita, un dolore antico e profondo che si manifesta attraverso le distorsioni.
Amore, Amore, Amore ci vuole per abbracciarla e riconnetterci a ciò che sta sotto, dentro, di cui abbiamo paura e che per paura abbiamo giudicato sbagliato, cattivo, peccato.

Dio l’aveva creata non dalla testa perché non si insuperbisse;
non dall’occhio perché non fosse ansiosa di vedere;
non dall’orecchio perché non fosse curiosa di sentire;
non dalla bocca perché non fosse chiacchierona;
non dal cuore perché non fosse gelosa;
non dalla mano perché non toccasse quanto fosse a portata di mano;
né dal piede perché non fosse girellona: ma dal posto che nell’uomo è nascosto,
e quando l’uomo è nudo, quel luogo è ancora coperto.

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In fondo, la nostra stessa ombra ci fa paura: la temiamo, la rifiutiamo, la releghiamo nelle profondità dell’inconscio. Spesso inseguiamo la luce, il pensiero positivo, il maestro che ci salva, l’unica vera religione, il dogma o la credenza, fuggendo dall’Ombra, l’Ombra dalla quale nasciamo, l’Ignoto, il Mistero, ciò che non possiamo controllare.
Ancora, in noi, l’Adamo diurno vuole imporsi sulla Lilith notturna, la vista esteriore su quella interiore, la Luce sulle Tenebre, lo spirito sulla materia, l’intelletto sul cuore, il controllo sul sesso; l’inquisizione sulla libertà di espressione, l’analisi sul sentire, il fare sull’essere, la colpa sul per-dono.
Da secoli, produciamo mostri di violenza, inganni.

Il viaggio interiore è un viaggio nell’Ombra, nell’Invisibile; è senza paura e senza speranza. Richiede di abbandonare il controllo, di essere presenti, di vedere ciò che è.
Il viaggio interiore è un atto creativo, in cui gli opposti si compenetrano ed uniscono, in cui la luce non combatte l’ombra, e insieme fanno l’Amore.

La discesa negli Inferi è il recupero dell’Anima: nelle profondità della terra, negli abissi del corpo, delle viscere, delle ossa.
Abbiamo bisogno di entrare in quella caverna, in quella profondità: non per perderci, non per crogiolarci, non per aggrapparci alla scusa del dolore; abbiamo bisogno di darci alla vita e morire, di darci alla morte e vivere, di compiere l’Atto di Amore, e riconciliarci.

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Perchè io sono la prima e l’ultima
Io sono la venerata e la disprezzata
Io sono la prostituta e la santa
Io sono la sposa e la vergine
Io sono la mamma e la figlia
Io sono le braccia di mia madre
Io sono la sterile, eppure sono numerosi i miei figli
Io sono la donna sposata e la nubile
Io sono colei che da’ la luce e colei che non ha mai procreato
Io sono la consolazione dei dolori del parto
Io sono la sposa e lo sposo
E fu il mio uomo che mi creò.
Io sono la madre di mio padre
Io sono la sorella di mio marito
Ed egli e’ il mio figliolo respinto
Rispettatemi sempre
Poiché io sono la scandalosa e la magnifica.

Inno ad Iside, III o IV sec. D.C.

Erica Aletheia

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