LILITH ed EVA: due in Una

Mettimi come sigillo sul tuo cuore,
come sigillo sul tuo braccio,
perché potente come la morte è l’amore.
Cant.VIII, 6

Il mito arcaico ed omesso della Lilith, anteriore al mito di Eva, racconta che maschio e femmina sono stati creati insieme, contemporanei, senza disparità, della stessa sostanza: Adamo e Lilith.
Lilith, fatta di sangue e saliva, bella come un sogno, tanto desiderata, il settimo giorno, mentre l’energia divina della creazione riposa, si unisce all’uomo, che è sdraiato sopra di lei: il loro primo incontro è profondamente intimo, intenso, travolgente.
L’amore fra i due, però, è rotto quasi da subito, perché Lilith mostra insofferenza: non vuole stendersi sotto Adamo, essere sottomessa, e chiede di invertire le posizioni sessuali per ristabilire la parità. Adamo, turbato, disgustato ed impaurito dalla realtà carnale, vitale, istintiva della compagna, risponde con un netto rifiuto: lei deve stare sotto, è un imperativo, un ordine che non è lecito trasgredire.
Lilith non accetta questa imposizione, si ribella, non obbedisce, non vuole giacere sotto al suo compagno in senso fisico e simbolico, trasgredisce, rompe l’equilibrio e, allontanandosi, abbandona Adamo, andando lungo le rive del Mar Rosso, dove abitano scorpioni, serpenti e veleni. Adamo va a lamentarsi da dio e Lilith viene maledetta: i figli che lei concepirà moriranno sempre, perché a lei non è dato partorire vita, ma solo morte. Lilith si trasforma dunque in un demone, madre di tutti i demoni, e abita l’oscurità.
Così appare Eva, la donna creata dalla costola di Adamo, la donna che non mette in discussione l’autorità costituita. Eva ricorda l’oscurità rigettata nell’inconscio mangiando il frutto dell’Albero della Conoscenza.

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Io sono la fiamma che rischiara i milioni di anni a venire!
Ecco la divisa del mio stendardo:
L’avvenire fiorisce al mio incontro.
Il Libro dei Morti degli Antichi Egiziani

Con Lilith siamo in un archetipo estremamente profondo, inabissato nel sotterraneo, potente e non semplice da incontrare. In lei convivono la sconfitta, il dolore della condanna, la frustrazione, il senso di impotenza e depressione, la rabbia dell’ingiustizia e della solitudine, l’esilio e l’invidia per il femminile sottomesso e fecondo, per il volto luminoso della Dea e della Madre, a lei negato.
La sua natura istintuale e viscerale rimossa, rifiutata, diventata tabù, peccato, oggetto di censura, scatena un forza distruttiva: la predilezione, a livello sociale, dell’immagine buona, gentile, accogliente e sottomessa della donna compagna, ha amplificato e scatenato in noi donne l’ambivalenza interiore e la sensazione di de-potenziamento, il senso di colpa e di mancanza, la perdita della femminilità erotica (creativa), della potenza dell’energia vitale istintuale: l’incubo di cui parlano le fiabe, intrise di matrigne e streghe cattive, arrabbiate per non essere state invitate alla festa.

In realtà la Lilith, l’ombra di sé, alter-ego di Eva, rappresenta la dignità della donna, la sua fermezza, la sua autorevolezza, quella forza insopprimibile che la porta a scegliere di essere se stessa, qualunque sia il prezzo da pagare. Quella donna che non si conforma alle leggi precostituite, agli obblighi sociali, ma che li mette in discussione, affrontando con coraggio la paura di essere giudicata, di rimanere sola. Quella donna fedele a se stessa e alla sua natura, che non si fa addomesticare, che sa dire un sano “no” e un sano “sì”, che non rinuncia al suo potere di scegliere, che fa affidamento al suo potere interiore, che cerca all’interno, che non demanda all’esterno, che onora la profonda ed antica saggezza del suo grembo e della sua anima. La donna irrazionale, selvaggia, che si affida alla sua capacità intuitiva, alla conoscenza delle viscere, del corpo, delle ossa, ed attinge alle sue doti naturali di guaritrice e sciamana.

Quella di Lilith è un’immagine archetipica che alberga nelle profondità del nostro inconscio: censurarla significa depotenziare l’espressione della natura femminile, che conserva una parte selvaggia e ingovernabile. Del resto, se si intravede in Lilith l’unica figura per mezzo della quale esprimere la femminilità, si rischia di tradire altri archetipi ed altre energie che dimorano nella nostra coscienza e che, soffocate, provocano altri disagi: una perfetta centratura onora ogni archetipo, dà voce ad ogni se’, non censura Lilith, ma non fa neppure di essa l’unica figura nella quale ci si identifica.

 

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I suoi impeti sono un incendio
le sue fiamme sono divine.
Acque copiose non sanno spegnere l’amore
né fiumane travolgerlo”
Cant.VIII, 6-7

Una donna che sa accettare e trasformare dentro di sé Lilith ed Eva, che si fa ricettacolo di attrazione, integrazione ed evoluzione, una donna salda, conscia del suo potere e della sua legittimazione nell’esercitarlo, capace di essere vulnerabile, di affidarsi, è una Donna che siede nel proprio Valore e che attinge da una comprensione viscerale, non mentale.

Quando un uomo e una donna consapevoli ed integri si incontrano, non c’è spazio per i litigi e le prevaricazioni di potere fra Lilith e Adamo, non c’è spazio per le sottomissioni, per le manipolazioni seduttive, né per colpe o tentativi di de-responsabilizzazione su chi ha mangiato la mela e per quale motivo: possono camminare insieme, liberi e tolleranti; possono comprendere, accettare ed onorare le differenze.

Erica Aletheia

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